«È tutto scritto» mi sono sentito spesso dire da mia madre e da altre persone. «Ognuno di noi hai un destino» continuava lei, come sostengono anche alcuni. «Ma allora noi che ci stiamo a fare», pensavo io. E la nostra libertà che fine fa? Insomma, siamo o no artefici del nostro destino come pensò tra i primi Appio Claudio Cieco inaugurando un filone di pensiero che collega la storia di Roma a quella del Rinascimento e oltre?
Le concidenze
Questa pare essere una di quelle domande senza risposta o per lo meno non ne ha una univoca e di generazione in generazione se ne dibatte a diversi livelli, sin dall’alba dei tempi. Per me ha preso una svolta significativa quando mi sono imbattuto in ciò che Deepak Chopra dice delle coincidenze. Ad esse ha dedicato un suo libro. Una coincidenza è determinata da eventi o incidenti che accadono insieme e che non hanno un rapporto di causalità tra di loro: l’una non porta all’altra, ma si verifica insieme ad essa.
Esempi
L’esempio classico qui è quando stai pensando ad un tuo vecchio amico e proprio in quell’istante ricevi la sua telefonata. Un altro esempio, che è capitato a me di recente, è che stavo considerando tutta una serie di esempi proprio di coincidenze. In uno di questi si parlava di quando vedi che certi numeri o orari si ripetono. Nell’esempio si parlava dell’orario “11:11”. Un’oretta dopo una mia amica dall’America Latina mi scrive proprio questo orario via WhatsApp. Te ne potrei fare altri e se vuoi puoi leggere un articolo in cui parlo di esse. Anche se è bene pure imparare la differenza che c’è tra una vera coincidenza e un’illusione di frequenza come rivelo in un altro mio articolo.
Il sincrodestino
Chopra, dunque, propone il concetto di sua invenzione di Sincrodestino, che definisce come “la capacità di approfittare della connessione tra l’anima personale e quella universale, al fine di plasmare il nostro fato”. E questo già mi piace di più della conseguenza apparente che traevo da ciò che mi veniva ripetuto da mia madre e altri. In essa infatti sembriamo dei burattini, qui invece diventiamo burattinai. E c’è una bella differenza!
La sincronicità
Deepak fa bene a parlare di Sincrodetino dal momento che la sincronicità procede da immagini archetipiche indipendenti dallo spazio-tempo, qui considerato come unica entità. Infatti scrive Carl Gustav Jung in La sincronicità:
Il fenomeno della sincronicità è… la risultante di due fattori:
1) un’immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o sentimento;
2) un dato di fatto obiettivo coincide con questo contenuto”.
È come scoprire la trama di un film scena dopo scena. In essa siamo sia attori sia sceneggiatori: scriviamo noi, influenziamo noi il nostro film che è come se fosse sì già scritto ma dal Sé superiore, che è la nostra vera natura.
Il tempo
Da qualche parte abbiamo già steso dialoghi e situazioni e nel tempo ci divertiamo a scoprire ogni fotogramma, ogni battuta. Il film è già lì, in pellicola, poi lo inseriamo nel proiettore e lo facciamo scorrere sullo schermo: lo riscopriamo man mano che vediamo le immagini. Quel proiettore è il tempo. Questo è il suo ruolo: una sorta di divenire che rivela l’essere che, in realtà, è da sempre e per sempre.
La contemplazione
Questa è la contemplazione. Tempio e tempo hanno, infatti, la stessa radice etimologica. Entrambi derivano da tempus che significa stendere, misurare. C’è anche una relazione con tempie, le prime parti del corpo dove si notano i segni del tempo. La contemplazione parte proprio dai segni che si possono notare qua e là per arrivare all’universale, all’assoluto, alla matrice. È grazie ad esse che possiamo dunque risalire dalle coincidenze che si verificano a ciò che nel registro akashico, la biblioteca cosmica dove ogni dettaglio è scritto.
Il paradosso del gatto
Anche se non me lo ha mai detto in modo esplicito io credo che mia madre sapesse bene che il nostro destino è sia già scritto sia ancora in fase di determinazione, fino all’ultimo istante. Ha come due stadi all’apparenza contradditori nello stesso tempo. Il gatto, insomma, qui è sia vivo sia morto come nell’esperimento di Schrödinger. Mia madre ignorava la fisica quantistica ma aveva un’intuzione muliebre e da mamma, profonda. E tu come ritieni che stiano le cose? Cosa ne pensi? Quali sono le tue esperienze e le tue idee in proposito. Scrivi il tuo pensiero nei commenti, grazie!