10 cose che mi ha regalato l’estate 2024

Un piccolo gioco di basket da tavolo, con una base in plastica verde e una cupola trasparente che racchiude un mini canestro bianco e una pallina arancione. Foto di Giuseppe Vitale.

Cosa rimarrà di questa estate oltre ai ricordi? Cosa porterai nel cuore? Cosa ti ha lasciato davvero questa stagione che finisce oggi, 21 settembre 2024, con l’inizio dell’autunno? Quali piccole sorprese hai incontrato in questi tre mesi appena trascorsi? Le cose più belle, dopotutto, sono spesso quelle inaspettate, vero? Voglio allora parlarti di 10 cose che mi ha regalato l’estate 2024, della mia eredità estiva, così magari ti verranno in mente quei momenti e quelle situazioni che ti hanno gratificato e riempito di gioia. E magari mi racconterai qualcosa nei commenti.

  1. La prima cosa che voglio citare è il giocattolino, una versione miniaturizzata di un gioco di basket da tavolo, che mi ha regalato un bambino. Mi ricorda tanto le sorprese che trovavo negli ovetti Kinder e i mini-flipper. Questo gadget racchiuso nella cupolina di plastica è un micro-cosmo che mi riporta ai tanti campetti, tra l’altro, dove giocavo anche da solo con il pallone. In quel piccolo cerchio di plastica c’è l’eco dei tiri fatti in un campo reale, la stessa concentrazione e la stessa voglia di centrare il canestro, anche quando si è soli.
  2. Quest’estate, ho letto il celebre libro di Carl Gustav Jung sulla sincronicità, in cui descrive il caso di una sua paziente che sognò uno scarabeo d’oro. Il giorno seguente, quello stesso scarabeo comparve nello studio di Jung, come un messaggero di qualcosa di più grande. Pochi giorni dopo, ho vissuto una coincidenza che mi ha lasciato senza parole. Mentre seguivo una lezione di recitazione, uno scarabeo d’oro è apparso nella sala, proprio come nel libro. Era solo un altro segnale, uno dei tanti che hanno punteggiato la mia estate. È come se l’universo avesse deciso di farmi notare qualcosa, di sussurrarmi all’orecchio che nulla accade per caso. Ed è in momenti come questi che ci rendiamo conto che forse, c’è davvero un filo invisibile che collega i nostri pensieri e le nostre esperienze.
  3. L’Europa di Mezzo nei Caffè di Trieste.
  4. La settimana passata a Oria a Luglio tra la terza edizione del Generation Film Fest e il mio spettacolo Il Leone di san Cosimo, che mi ha fatto provare l’estasi del mettere a disposizione i propri talenti.
  5. La ricerca del mio Perché, in seguito alla lettura di Partire dal perché di Simon Sinek. Questo mi aiuta a connettermi con ciò che di più importante sono venuto a compiere su questa terra, con la mia stessa missione di vita.
  6. Le camminate nei dintorni delle Terme di Diocleziano, Piazza della Repubblica, dove c’è una delle poche fontane monumentali non impacchettate per i lavori del Giubileo, e Via Nazionale. Questa topografia così ricca tesori di diverse epoche fa parte di un piano divino.
  7. Il 4 Agosto ho assistito alla rievocazione del Miracolo della Neve a Santa Maria Maggiore, un evento che, ogni anno, riporta alla luce un sogno antico e bellissimo. Nel 358 d.C., la Vergine Maria apparve in sogno a Papa Liberio, chiedendo che una chiesa fosse costruita lì dove la neve sarebbe caduta in piena estate. E così accadde. Questa storia mi ha ricordato quanto potenti possano essere i nostri sogni, siano essi notturni o desideri profondi. In quella rievocazione, ho sentito la magia della fede e la forza dei simboli che continuano a vivere secoli dopo. E forse, in fondo, ognuno di noi porta con sé un piccolo sogno, una visione che aspetta solo il momento giusto per manifestarsi, come quella neve inaspettata caduta nel cuore dell’estate.
  8. Ricordo con tanto piacere anche il momento in cui sono entrato nel negozio della Apple a via del Corso. Posso dire di aver respirato l’aria della sfida allo status quo alla base della filosofia di vita di Steve Jobs e della sua azienda. Un grande richiamo, questo, a evitare la mediocrità, a spingermi oltre i miei limiti.
  9. Durante il mio soggiorno all’Istituto Antoniano dei Rogazionisti a Oria, c’era un luogo che mi ha colpito: il grande piazzale, una metafora, se vogliamo, di quella pausa che tutti, prima o poi, dobbiamo concederci. Ammirandolo da una delle finestre del complesso mi sono reso conto di quanto sia importante interrompere il flusso quotidiano per creare una distanza, anche fisica, dalle solite distrazioni. È solo attraverso questa separazione che possiamo immergerci nella contemplazione, ricaricare il nostro spirito e trovare nuove prospettive. Ma c’è dell’altro. Quel piazzale mi ha insegnato che la contemplazione serve a restituire, con generosità, ciò che abbiamo ricevuto durante il nostro tempo di riflessione. È un ciclo continuo, in cui il donare e il ricevere trovano un perfetto equilibrio.
  10. Le domeniche d’azzurro a Roma.

E tu, cosa porterai con te da quest’estate? Quali esperienze, piccoli regali o coincidenze inaspettate hanno arricchito i tuoi ultimi mesi? Condividi i tuoi ricordi nei commenti, mi piacerebbe conoscere le tue storie.

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