L’arte viaggiante di Leonardo Vitale

Autoritratto di Leonardo Vitale, aerografia su tela.

Alle strada si dedicò, diede se stesso e sulla strada si è conclusa, si può dire, la sua vicenda umana e artistica. L’11 ottobre del 2021, tre anni fa, moriva a Lecce Leonardo Vitale, mio padre, il madonnaro di Oria, in seguito ad un tentativo di rapina avvenuto una settimana prima, il 4 ottobre, nei pressi della stazione di Lecce. L’ho visto all’opera sia con i gessi sia con l’altro strumento che ha utilizzato nella sua carriera, l’aerografo. Oltre che nella vita familiare ho condiviso un bel pezzo del suo operato, interagendo e collaborando con lui per ricerche iconografiche, ideazioni di tematizzazioni per il mondo dei parchi di divertimento e per altro ancora. Oggi è il tempo di riflettere su alcuni tratti artistici che ne hanno contraddistinto la sua duplice attività.

Chi era Leonardo Vitale

È stato madonnaro  e aerografista dunque, artista popolare da un lato e artigiano dall’altro, al quale molti committenti chiedevano decorazioni di vario tipo, per giostre, luna park, spettacoli viagguanti, attività commerciali, auto, moto, ecc. Autodidatta in tutt’e due i campi si dedicò all’arte come professione in seguito alla perdita del lavoro come verniciatore delle navi presso i cantieri Tosi a Taranto. Nato nel 1952 a Ceglie Messapica passò i suoi primi anni, fino ai 16, nella famiglia contadina in cui nacque. Poi partì volontario a bordo di navi della Marina Militare. Nel 1972 lasciò quel mondo, si sposò, diventò operaio e crebbe due figli, tra cui mio fratello Cosimo che fu anche lui artista, oltre che pizzaiolo, che ci lasciò nel 1997. Nel 1988 la decisione di dedicarsi del tutto all’arte.

La strada

Nella strada trovò la sua dimensione di uomo e artista. Infatti alternava l’attività che lo vedeva dipingere sull’asflato durante le feste religiose a quella di decoratore di giostre e carovane. Spesso, infatti, condivideva la vita nomade degli spettacoli viaggianti per portare a termine il suo lavoro in cui realizzava quel che autori esperti chiamano operatori ludico-iconografici. Tradotto in termini più semplici faceva sì che le immagini dei cartoni animati e dei super-eroi facessero compagnia a bambini ed adolescenti quando andavano ai luna park.

La cassarmonica

Da ragazzo ogni tanto lo seguivo in alcune delle trasferte che a me sembravano lontanissime, toccando cittadine del Salento come Veglie, Copertino, Galatina, Scorrano dove vedevo sempre le luminarie più grandi e luminose. Altre volte andavamo verso nord in paesi come Martina Franca, dove c’era una fiera immensa e frequentatissima, Putignano, Barletta. E in alcune occasioni non conveniva o non si poteva tornare a casa dopo la prima serata di festa perché o eravamo troppo stanchi oppure l’indomani mattina c’era una fiumana di gente, come ricordo accadeva a Capurso (Ba), il paese di Checco Zalone. Quindi si dormiva assieme ai commercianti o sulle panchine oppure ancora sotto la cassarmonica, come avvenne una notte, dove sistemammo tanti cartoni e ci allestimmo un giaciglio immenso, tutto per noi.

L’eredità

Oggi l’eredità artistica di mio padre è sata raccolta, in parte, da Anna Maria Andriani, autrice di un libro a lui dedicato, che ha voluto, tra l’altro, le tre pietre d’inciampo che si possono ammirare a Lecce, lungo via Oronzo Quarta (angolo via Don Bosco), a Oria (Br) in Piazza Donnolo e a Ceglie Messapica (Br) in piazza San Rocco proprio davanti all’omonima chiesa. Inoltre tre dei suoi quadri si possono visitare presso la Mostra Permanente di Artisti Oritani Scomparsi a Palazzo Martini ad Oria voluta dall’assessore Imma Torchiani. Poi ci sono diciotto sue tele, insieme ad alcuni cimeli come il cavalletto che usava per le arografie e il suo book da decoratore presso la Casa d’arte a Oria. 

Sul cassonetto dell’ape

Ho già avuto modo di riflettere sul suo percorso dalla strada alla storia grazie a valenti studiosi che più volte si sono già confrontati sulla sua figura artistica, sociale, culturale. Ho anche messo in luce il suo amore per la libertà e la leggerezza pensosa con cui operava senza aver letto Italo Calvino e infine ho ricordato qui in questo blog il senso della meraviglia che le sue opere hanno destato in bambini, adolscenti, adulti e anziani. In questo terzo anniversario della sua scomparsa il mio pensiero va a quelle volte che si faceva tanta strada, a volte con auto non del tutto performanti o, come accadde una volta che andammo a San Vito dei Normanni (Br) con l’ape che si guastò sulla strada del ritorno. Dormimmo sul cassone dopo aver ammirato le stelle di una meravigiosa notte d’estate.

Il tuo ricordo

Hai mai notato mio padre da qualche parte, chino sull’asfalto? Hai mai visto una sua opera da qualche parte? Scrivi nei commenti qualche tuo ricordo, grazie!

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