I tre errori più comuni di associazioni e organizzazioni locali

Tante associazioni e organizzazioni locali si impegnano a valorizzare il territorio, promuovere eventi e portare cultura. Eppure, spesso questi progetti falliscono nel lasciare un impatto positivo e duraturo. Perché? Gli errori più comuni si annidano proprio nelle buone intenzioni. Qui esploriamo tre di questi errori, con esempi concreti e spunti per evitarli.

1. Il mito del grande ospite

Problema:
L’idea di puntare sui grandi nomi sembra vincente: attirano attenzione, danno prestigio, creano l’effetto “wow”. Ma troppo spesso si tratta di eventi isolati che non lasciano nulla al territorio e alla sua comunità.

Episodio personale:
Durante la pandemia, ho creato un podcast intitolato Radio Terrazzo, dove raccontavo storie della vita quotidiana e leggevo racconti. Un giorno, ho contattato un autore per chiedergli di leggere un suo racconto pubblicato su un quotidiano. La risposta? «No, questo racconto deve essere letto da un attore famoso».

Questa mentalità, che privilegia il nome altisonante all’autenticità, mi ha fatto riflettere. Non sarebbe meglio puntare su chi porta un contributo reale, invece che su chi appare “grande” solo di nome?

Proposta:
Coinvolgiamo talenti locali e artisti emergenti che possano creare un legame duraturo con il territorio, portando valore autentico e continuo. Un grande nome non basta, serve un grande progetto.

2. Portare cultura “dall’alto”

Problema:
Quante volte abbiamo sentito dire «Noi portiamo cultura»? Un’espressione che nasconde un’arroganza di fondo: l’idea che il territorio sia privo di cultura propria. Questo atteggiamento non solo aliena la comunità locale, ma rischia di creare iniziative percepite come estranee e poco coinvolgenti.

Episodio personale:
Una volta parlai con un membro di un’associazione che, con entusiasmo, mi spiegava come stessero “portando cultura” in un paese come Oria che, secondo lui, non ne aveva. Mi sentii colonizzato, come se io e la mia comunità fossimo privi di valore culturale. È uno spirito che ho visto ripetersi spesso, purtroppo.

Proposta:
Invece di portare cultura, riscopriamo quella già presente. Ogni luogo ha tradizioni, storie e patrimoni unici. Valorizziamoli e integriamoli con progetti che dialoghino con il contesto locale, anziché sovrastarlo.

3. Valorizzare il territorio (ma a quale costo?)

Problema:
“Valorizzare il territorio” è un mantra che nasconde un’insidia: spesso si traduce in sfruttamento, non in valorizzazione. Il turismo di massa è l’esempio più lampante: porta ricchezza nel breve termine, ma spesso impoverisce il territorio sul piano culturale e ambientale.

Esempi:
Oltre ai casi eclatanti di Venezia e Roma, pensiamo ai piccoli borghi come Alberobello e Matera. Alberobello, con i suoi trulli unici, è diventato preda di bancarelle e souvenir standardizzati che oscurano la tradizione locale. Matera, Capitale Europea della Cultura, ha visto i suoi Sassi trasformarsi in una scenografia turistica, con il rischio di perdere la loro anima originaria.

Proposta:
Valorizzare il territorio deve significare proteggerlo e rispettarlo, puntando su un turismo sostenibile e coinvolgendo le comunità locali nella gestione e nei benefici. Solo così si può creare un modello che duri nel tempo.

Il cuore di ogni progetto

Le buone intenzioni non bastano. Portare grandi ospiti, cultura e valorizzare il territorio possono essere obiettivi lodevoli, ma il rischio di fare danni è sempre dietro l’angolo. L’autenticità, il rispetto e la sostenibilità devono essere il cuore di ogni progetto.

E tu? Quali errori hai notato o vissuto? Raccontamelo, perché insieme possiamo costruire una visione diversa, più autentica e rispettosa del nostro territorio.

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