La fiaccola e la svastica in epoca messapica

Ogni età ha le sue insegne, i suoi loghi, i suoi simboli. Uno dei più diffusi di sempre è, per esempio, la croce cristiana. Oppure pensiamo alla mela di Apple. Oppure ancora all’ebraica stella a sei punte. Nel post del 14 agosto mi sono soffermato un po’ su alcuni stemmi cavallereschi del XIV secolo. Oggi voglio andare ancora più indietro nel tempo, fino all’era messapica, dal VI al III secolo a. C.

I Messapi erano in origine cretesi e illirici che popolarono il territorio dell’attuale Salento. A loro dobbiamo la fondazione di molte città, lo sviluppo dell’agricoltura, il progredire di un idioma assai caratterizzato tanto da diventare lingua vera e propria. Ci hanno lasciato tante testimonianze attraverso la ceramica, la pittura e i corredi funerari. Uno dei migliori luoghi dove si può ammirare tutto questo e conoscerli più da vicino è il Museo Archeologico di Oria e dei Messapi, all’interno delle sale di Palazzo Martini, nel cuore del centro storico della cittadina. Oltre ad ammirare il vasellame, le trozzelle, i crateri, le lucerne e tanti altri ritrovamenti archeologici si possono notare un’iscrizione stilizzata della fiaccola di Demetra e una svastica, due segni dei quali voglio qui dire qualcosa.

La fiaccola di Demetra fa parte dell’iconografia di questa dea sorella di Zeus, dal momento che ne usò una, quando la figlia Persefone fu rapita, per cercarla nell’Ade. A ben guardarla somiglia molto alla croce di Sant’Andrea ed è probabile che quest’ultima sia derivata da quella. Lo si può notare molto bene in una lastra di carparo rinvenuta a Mesagne, tra l’altro. Ad Oria sorgeva sul monte Papalucio un importante santuario messapico dedicato a questa divinità che rappresenta la madre terra. La fiaccola rappresenta Demetra stessa e la parte dell’anno in cui grazie ai raggi del sole la natura prolifica. Si tratta, è evidente, di un simbolo di luce poi mutuato anche da altre culture: pensiamo al cero pasquale ad esempio. La fiamma è poi diventata importante nella simbologia fascista e del Movimento Sociale. Da non dimenticare, poi, la fiamma olimpica.

La svastica oggi è nota soprattutto per l’uso che ne fecero i nazisti. Ma sappiamo che è un antico simbolo religioso di diverse culture dell’Asia e dell’Europa. La si usa sin dal Neolitico e la si ritrova, in pratica, un po’ ovunque. Infatti fa parte anche di antiche civiltà dell’America settentrionale e centrale. La usarono pure i Greci e gli Illiri, ecco perché si ritrova dipinta in un frammento ora conservato nel museo di Oria. Si tratta di un motivo ornamentale ricorrente sulle ceramiche messapiche. Anch’esso è legato al sole e alla luce. Si può notare l’uso che se ne faceva in un’anfora greca del IX sec. a. C. conservata ad Atene.

Queste due attestazioni testimoniano di una civiltà aperta non solo agli influssi del mondo greco ma anche a quelli provenienti da Oriente e capace di adottarne la simbologia per elaborare le proprie devozioni e la propria cultura con forme di comunicazioni semplici e immediate. Non è un caso che oggi siano ancora utilizzate in modo inalterato. La stessa croce cristiana, poi, è una derivazione di quella fiaccola. “Cristo Luce del Mondo” viene detto all’inizio della celebrazione della notte di Pasqua. E oltre che alla luce quel simbolo riporta al dolore di una madre come Demetra che riesce a piegare il volere di tutti gli altri dei pur di riportare almeno per metà dell’anno la figlia (Persefone) accanto a lei. Per questo le ragazze venivano a lei consacrate.

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