L’artista è spesso visto nell’immaginario collettivo come un dandy, un povero spiantato che non ricava da vivere dalla sua arte. Il più vasto campo della cultura è poi appannaggio delle grandi istituzioni, delle fondazioni, degli enti, ecc. O almeno così pare. Infine, salvo l’isola felice di Hollywood dove ci sono cachet fantasmagorici solo per gli attori di punta, anche chi decide di fare del cinema la sua arte sembrerebbe che si auto-condanna ad una vita difficile. L’arte pura si ritiene sia lontana da risvolti commerciali come accade per le band musicali che quando conoscono un successo maggiore dei primi tempi vengono tacciate di essersi svendute. Insomma, con la cultura non si mangia come avrebbe detto Giulio Tremonti anni addietro, anche se di recente ha smentito di aver affermato questo.
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La cena con delitto e l’interazione tra attori e spettatori
Sempre più gioco e intrattenimento, aspetti ludici e teatro interagiscono tra di loro ponendo attori e spettatori a stretto contatto e in situazioni di sempre reciproco maggiore coinvolgimento. È da un bel po’ che gli attori sono usciti dai teatri e danno vita a visite turistiche teatralizzate ad esempio. A volte puoi trovare anche una compagnia di improvvisatori a cena i quali danno vita a un murder party, in Italia noto come cena con delitto. All’inizio della serata uno dei personaggi muore perché assassinato da un altro. Sta agli spettatori, spesso organizzati in gruppi, scoprire l’autore del delitto. Questi possono fare tutte le domande che vogliono ed esaminare ogni indizio o prova. Al centro della serata c’è dunque un giallo che può ispirarsi a quelli classici di Agata Christie ad esempio o può avere un’ambientazione storica o altre varianti ancora.
Continua a leggereLa visita teatralizzata: cos’è e come funziona
La visita teatralizzata è un evento durante il quale il turista ha la possibilità di recarsi presso un luogo di suo interesse che viene animato da attori. Questi il più delle volte interpretano dei personaggi storici che fanno rivivere dei momenti salienti dei posti visitati. Il turista può compiere un determinato percorso o restare davanti a una determinata location e attraverso delle rappresentazioni preparate o delle incursioni teatrali può assistere a delle scene che hanno a che vedere con quel luogo e con chi lo ha vissuto. Si può trattare di artisti famosi del passato come Caravaggio, Leonardo, Michelangelo o di navigatori come Colombo o di generali come Napoleone e altri ancora o di persone più o meno note legate ad un fatto di cronaca eclatante oppure ancora di figure locali che per un certo tempo tornano in vita, per così dire. Non c’è capoluogo di provincia ormai in Italia che non abbia un qualche gruppo di guide e attori che inscenano questo che è diventato un format ormai molto diffuso e con una serie di varianti. E tanto più sono efficaci quanto più gli attori sono capaci di improvvisare ed interagire con il pubblico.
Continua a leggereL’attore è un pugile e lo spettacolo un ring
Uno spettacolo teatrale è come un match di 🥊 boxe. Il tuo coach-allenatore può prepararti a qualunque risvolto e può assisterti a bordo ring per correggere il tiro ma sei tu che le prendi e le dai. Allo stesso modo è l’attore che va sul palco e affronta il pubblico. È lui l’interprete di una sfida che non ammette un solo tempo morto, nessun calo di tensione, anche quando tutto è fermo. È sempre lui che se la deve giocare e che deve fare delle scelte. Queste ultime possono essere studiate a tavolino tutto il tempo che si vuole e possono essere meglio adeguate durante delle prove più o meno lunghe.
Continua a leggereIl problema dello spazio teatrale nella scena contemporanea
Il palco a una certa altezza e la platea giù, il teatro come luogo e come struttura che conosciamo oggi in Italia, è il luogo peggiore dove rappresentare uno spettacolo teatrale. Si chiama sala all’italiana e nasce nel seicento per esigenze uditive, legate alla musica, che impediscono, di fatto, la visuale. Come scrive Fabrizio Cruciani in Lo spazio del teatro tale edificio è il risultato della nostra cultura che per tanto tempo ha dato spazio al melodramma che è per lo più uno spettacolo musicale. Altrove, invece, si affermavano nello stesso tempo altri modi di concepire lo spazio del teatro come quello elisabettiano in Inghilterra, o l’impianto vitruviano dello Schouburg di Amsterdam oppure ancora con il sistema dei tre carri spagnoli. Il continuare ad insistere sullo stesso tipo di struttura, soprattutto in Italia, vuol dire compromettere il modo stesso in cui concepiamo la messinscena e l’idea stessa di rappresentazione.
Continua a leggereIl cinema e il teatro della messincena
Alcuni lavori teatrali e cinematografici invece che essere spettacoli teatrali o film sono delle messinscene. E ci sono delle differenze tra questa e quelli. La mise en scène, come la chiamano i francesi, è una prima disposizione di attori, di movimenti scenici essenziali, con accenni di costumi, scenografia, make up e acconciatura. Nel cinema che non aveva tutti gli obiettivi e tutta la dotazione fotografica e tecnologica di oggi potremmo dire che per larga parte di quest’arte abbiamo assistito ad un cinema della messinscena. Per il teatro potremmo dire che vediamo sempre più a messe in scena per la stilizzazione delle scenografie, la pulizia di certi testi con personaggi sempre più ridotti, fino ad arrivare ai monologhi.
Continua a leggereLa noia degli artisti
A volte ti trovi davanti a un monitor come uno scrittore davanti a un foglio bianco quando sa che deve scrivere ma non ancora cosa. Perché poi il blocco dello scrittore è un cliché, in realtà quello scrive sempre lo stesso. Però può capitare per qualche istante che non sappia cosa raccontare in quel momento, da dove cominciare. Hai tante cose da dire ma non sai quale di queste far fluire. È come se tutte le idee volessero uscire tutte insieme e la porta s’intasa. Come un motore che s’ingolfa. L’eccesso di un momento ferma le cose. E allora ci sono dei momenti di silenzio. E in quei momenti, magari, torni al pensiero. Solo che i coach di oggi e i sapienti d’Oriente ti dicono di evitare di pensare. Tale è la disciplina che la mente in armonia con l’universo si allontana dai pensieri, che il più delle volte sono di separazione.
Continua a leggereLe tre dimensioni di una produzione artistica
Qualsiasi produzione culturale è bene che abbia tre dimensioni per essere completa e condivisa. Esse sono: gli scambi che essa genera, il piacere o divertimento o diletto di chi la genera e la interpreta e l’occupazione di tutte le figure che vi lavorano. Se ben calibrate permettono il successo e la piena soddisfazione economica. Esaminiamole tutt’e tre.
Continua a leggereScena, cultura e nuova civiltà
«Il teatro è cultura» ho sentito affermare dal sindaco della mia città ieri sera. Una frase, questa, che in genere viene declinata a seconda del contesto. Infatti possiamo dire che il cibo è cultura, che la moda è cultura ecc. Quindi guardiamo alla cultura come a un oggetto poliedrico, che ha tante facce. Ma di per sé che cos’è la cultura, che rapporto ha con le arti della scena e con le politiche amministrative? Mi chiedevo questo mentre il sindaco parlava anche perché ha anche aggiunto: «il teatro non deve esserci solo d’estate ma tutto l’anno». Allora forse vale la pena capire meglio il senso dell’affermazione che vorrei approfondire anche sulla scorta di una serie di articoli nei quali sto delineando il rapporto fra quest’arte e quella più recente del cinema con le piccole comunità.
Continua a leggereIl laboratorio teatrale come soluzione creativa ai problemi della città
C’è un approccio all’arte in generale e alle arti della scena che ha attraversato tutto il Novecento, dove è nato, è che è giunto ai giorni nostri. Si tratta di una realtà che da una parte è formativa per l’artista o aspirante tale, a livello teorico, e dall’altra gli permette di mettere le mani in pasta, di sperimentare soluzioni innovative e in contaminazione tra diversi linguaggi. Rispetto al corso istituzionale è un impegno più leggero perché non richiede dinamiche scolastiche di presenza per un certo numero di ore, ad esempio. Ma non per questo richiede meno impegno, soprattutto nell’esecuzione di esercizi che l’allievo nel suo interesse sviluppa per proprio conto o sul piano della ricerca di materiali, idee, ecc. Sto parlando dei laboratori di arti sceniche, la cui nascita si deve al più grande pedagogo di esse che è stato Stanislavskij.
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