Dioniso e le origini del teatro

Immagine generata da Dall-e 2 con input” Un’illustrazione di Dioniso in un teatro antico greco nello stile della fantasy Art” e ritagliata.

Perché al teatro è associato Dioniso e non un dio come Apollo, o Zeus o una qualche dea come Demetra, Giunone o altre? Nel Pantheon greco-romano ad ogni dio è collegata un’attività umana. Per esempio Ares era il dio della guerra, Afrodite dell’amore, ecc. Dioniso in origine era il dio del vino ma anche della musica e della danza. C’è quindi una contiguità delle arti in ballo. Il teatro così come lo conosciamo nel suo periodo d’oro ateniese a partire dal V° secolo a. C. ebbe un periodo di preparazione che va fatto risalire ai riti che si tenevano durante le feste dionisiache. I fedeli del dio sotto l’effetto di grandi quantità di vino si lanciavano in danze e nel ditirambo, il canto a Dioniso, da cui si svilupperà poi la tragedia con Tespi e con altri autori. C’è poi da prendere in considerazione la sua passione per i travestimenti e le maschere, che adopera spesso.

Ma accadde un fatto storico che rinsalda questo legame. C’era un tempo in cui le rappresentazioni teatrali avvenivano nell’Agorà, la piazza principale delle città, di Atene. E si utilizzavano delle impalcature di legno. Tra il VI e il V secolo a. C., però, ci fu un crollo, il legno cedette. Allora tali rappresentazioni vennero spostate presso l’area esterna del santuario di Dioniso. C’era, infatti, uno spiazzo che veniva utilizzato per la danza rituale ditirambica eseguita da uomini mascherati da caproni, simili ai Mammuttones sardi. Nacque così il Teatro di Dioniso, il più importante in tutto il mondo greco nei secoli IV e V a. C. Quindi i teatri più antichi erano lignei e solo dal IV secolo vennero man mano rimpiazzati da strutture lapidee posizionate con saggezza su pendii o avvallamenti naturali, sfruttando la topografia del terreno. Le loro posizioni erano scelte in modo strategico per massimizzare l’acustica e la visibilità degli spettatori.

Dioniso, poi, diventa uno dei personaggi principali ne Le Baccanti di Euripide e ne Le Rane di Aristofane. La prima è un tragedia che narra la storia di Dioniso che ritorna a Tebe per diffondere il suo culto. Il re di Tebe, Penteo, si oppone a Dioniso, ma viene ingannato e ucciso dalle donne che si uniscono al culto del dio. La madre di Penteo, Agave, ignara di aver ucciso il figlio, viene sconvolta dalla sua azione. Alla fine, Dioniso si rivela come il vero dio e pone fine al caos. La tragedia affronta temi come la follia, la religione e il potere, mettendo in evidenza il conflitto tra la ragione umana e le forze divine. La seconda è una commedia che mette in scena un concorso poetico tra Eschilo e Euripide nel regno dei morti. Dioniso svolge un ruolo chiave poiché è lui che organizza il concorso e agisce come giudice dei due poeti.

In questo rapporto fra il teatro e il dio dell’estasi e dell’ebrezza è importante notare il passaggio tra i riti più arcaici, le danze in particolare, e poi lo sviluppo del ditirambo e quindi della tragedia prima e della commedia dopo. Nella sua storia del teatro Glynne Wickham fa notare che quando una società acquisisce una certa coscienza politica e militare utilizza il “linguaggio come strumento più flessibile attraverso il quale formulare ed esprimere la propria visione di se stessa in azione”. Ciò è evidente anche nello sviluppo dei testi che ci sono pervenuti. Ad esempio il coro tende ad avere un peso sempre minore, dall’unico attore con Tespi si passa poi a tre attori e poi ad un numero ancora superiore e infine gli agenti soprannaturali vengono sempre meno.

In tale linea di sviluppo la commedia nasce dalle improvvisazioni dei portatori di fallo nelle falloforie alle elaborazioni di autori più noti come Aristofane e Menandro. A queste processioni solenni in onore di Priapo e Dioniso partecipavano anche gli attori. Questi ultimi sono dunque anch’essi adepti di colui che in età arcaica era il dio della vegetazione e della linfa vitale ma che nel tempo è divenuto l’archetipo della categoria estetica del dionisiaco contrapposto all’apollineo. All’origine di questi due concetti filosofici introdotti da Friedrich Nietzsche vi è dunque una forza sempre viva nel teatro che proviene dalla natura, che dà impulso ai corpi degli attori, che a volte si fa linguaggio, che si accompagna al ritmo, che si esprime nella danza e nel canto, che dà vita alle maschere. Un’energia che s’incarna in aspetti a volte scomodi, poco rassicuranti, provocatori per lo spettatore ma che agiscono per il suo bene, per riconnetterlo con una potenza che a volte ignora: quella della natura.

Che cosa pensi del legame tra Dioniso e il teatro così come ho provato a delinearlo in questo articolo? Ti va di parlarne meglio? Vi dedicherò un po’ di spazio durante la Notte del museo 2023 a Palazzo Martini ad Oria, organizzata dall’associazione 72024. Vieni, ne parliamo meglio 😉

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