La recitazione si studia ovunque, in particolar modo per strada, nei mercati di paesi e città, ovunque ci sia umanità. La domanda dove studiare recitazione è una di quelle classiche, come ad esempio come recitare o come si diventa attori, di chi vuole avvicinarsi a quest’arte e di solito si pensa ad accademie e grandi scuole. Oppure a maestri, mentori, ecc. Fosse così semplice chiunque va a un corso e riceve lezioni riuscirebbe a fare l’attore. Ma la faccenda è più complessa e ne parlerò in questo articolo.
Chi vuol fare l’attore di solito ha guardato dei film o degli spettacoli teatrali e ha individuato uno o più attori che lo colpiscono per un qualche motivo. Si vorrebbe diventare come loro. La stragrande maggioranza degli aspiranti attori ha un modello in testa e cerca di essere come lui. È successo anche a me. Volevo essere De Niro, Al Pacino, ecc. Finché mi sono reso conto che è la strada sbagliata. I modelli sono importanti, costituiscono un punto di riferimento. Indicano un possibile percorso ma poi bisogna crearsi il proprio. Come? Con l’osservazione della vita di tutti i giorni, attorno a noi, ovunque andiamo. In questo modo studiamo l’umanità, ciò che la muove, ciò che prova, quello che sente, il perché la fa agire in un modo piuttosto che un altro. In altre parole ricostruiamo le scelte delle persone, quelle che poi vediamo in una scena facendo il tifo, da spettatori, per una direzione piuttosto che un’altra o cercando di intuirne la direzione.
Scatta in questo modo il meccanismo dell’imitazione, alla base di ogni produzione artistica. Solo che va imitata la sorgente, che è la natura, non chi come un Brand Pitt o un Leonardo Di Caprio l’ha imitata a sua volta. Impariamo non ad essere come loro ma a fare quel che loro fanno. In altre parole il mestiere dell’attore, come tanti altri, si ruba con gli occhi. Per questo è importante da un lato guardare film e spettacoli e dall’altro stare in mezzo alla gente, frequentarla, cercare di capirla. Tutto questo costituisce il materiale sul quale basarsi poi per costruire i propri personaggi, in modo non dissimile da come fa il comico che è tanto più efficace quanto più tocca temi e situazioni comuni, conosciute.
Quello del reale è dunque il primo livello. Che non basta, è ovvio. C’è il secondo step che è quello “più reale del reale” e cioè della comunicazione attoriale. Se metti in un film il presidente del Sudafrica Nelson Mandela, per esempio, non funziona mentre se ci metti Morgan Freeman funziona. Perché? Non è tanto perché Mandela non sa recitare mentre Freeman sì. La questione è che l’attore a differenza della persona comune sa comunicare quel che va comunicato, nel modo, nei tempi, nelle situazioni giuste. Conosce la tecnica, sa persuadere gli spettatori, li sa convincere.
Dove imparare questo? Dove trovi qualcuno che la studia, la mette in pratica, è disposto a spiegare come si fa e ti aiuta a sperimentare. Quindi una persona che non deve essere solo insegnante e basta. Ti serve un attore, un altro artista, uno che si misura con ciò che ti deve trasmettere. E che magari segua non troppi allievi alla volta. Perciò chiediti cosa si studia nel corso dove stai per iscriverti e verifica questo. E poi frequenta almeno una lezione di prova per vedere come ti trovi, se sei a tuo agio perché nell’apprendimento ogni elemento deve essere favorevole, affinché possa avvenire nel modo più proficuo possibile.