Francesco D’Assisi è stato davvero un giullare, cioè un attore di strada medievale, che ricorreva nelle sue predicazioni a tecniche affabulatorie e d’intrattenimento. Si autodefinì giullare, questo è certo, andando contro l’editto di Federico II che metteva al bando questo tipo di figure. L’imperatore infatti non amava la satira, come dimostrato dagli studi sulla scuola poetica siciliana. Nel suo Contra Joegulatores Obloquentes invitava a insultare e bastonare i giullari.
Chiara Frugoni vi ha dedicato delle pubblicazioni alle quali ha teso l’orecchio Dario Fo che ha poi tradotto una bella mole di ricerche nello spettacolo Lu Santo Jullare Françesco. Cito gli argomenti di cui sto parlando dall’introduzione del copione pubblicato da Einaudi nel 1999 e ve ne aggiungo altre da diverse fonti e da miei studi. Ricostruendo le concioni del santo il premio Nobel si accorge di come Francesco conoscesse bene tecnica, trucchi e mestiere degli attori medievali.
Purtroppo del materiale originario non ci resta nulla perché su questa figura c’è stata una grande censura ed è stato raccontato in un modo edulcorato, a partire da Giotto che nella cappella degli Scrovegni a Padova compie un’operazione che oggi definiremmo di storytelling, declinato nella sua accezione di ribaltamento della verità storica. È qui che parte la versione di Francesco come santo buono, mite e compassato. Un’immagine falsa della quale si è accorto, tra gli altri, lo storico Jacques Le Goff. Fu un personaggio scomodo per il suo tempo e si scagliò contro i potenti dell’epoca.
È importante a questo punto tener presenta la distinzione tra buffone e giullare. Il primo viveva all’interno delle corti, al seguito del re e faceva ridere quest’ultimo. Il secondo viveva al di fuori delle corti, si rivolgeva al popolo e faceva ridere del re. Il primo non era libero ma vincolato. Il secondo era libero anche se bandito e rischiava la sua vita con le sue esibizioni. Francesco fu uno di loro e la predicazione ai maiali, per esempio, è un episodio satirico derivante dal rifiuto del papa della sua regola. Quest’ultimo dopo averlo ascoltato un po’ gli disse: «Tu queste cose non le devi predicare a me ma ai maiali». E Francesco ci andò davvero, si sporcò di fango e di merda e tornò da Innocenzo III. Giusto per far capire di chi stiamo parlando.
Il mio interesse per lui deriva anche da un corto teatrale nel quale mi occupo della leggenda del suo incontro con Federico II nel castello di Bari. I due non si incontrarono mai in realtà ma è indubbio che ci fu una reciproca influenza della quale si occupa Carlo Fornari in Federico II e San Francesco. Per esempio è poco noto che lo svevo trascorse una parte della sua infanzia tra Assisi e Foligno. C’è anche un’impronta federiciana nella Cattedrale di Assisi. Ci fu poi un certo Frate Elia da Cortona che era un imperiale amico e consigliere di Federico II e fu anche uno dei primi seguaci del poverello.
Di recente Francesco è rispuntato nelle mie ricerche su Santa Maria del Casale di Brindisi. Nel 1220, infatti, il nostro giullare di ritorno dal suo incontro con il sultano d’Egitto Malik Al Kamil dovette fermarsi a predicare per qualche tempo a Ostuni e a Brindisi. Qui in una cappella trova una tela dedicata a Maria il cui volto è però coperto dalla tela di un ragno. Francesco predica a quest’ultimo che subito si mette a disfare la tela e a restituire alla Madre di Dio il suo splendore.
Ci sarebbe tutto il materiale e buone premesse per uno spettacolo su Francesco e Federico II, lo avevo anche imbastito ricorrendo a ciò che dell’imperatore narra Dante Alighieri nella Divina Commedia.
E tu cosa pensi di questi due personaggi del Medioevo? Parlane nei commenti, grazie.
Giuseppe tu….valiiii… Credici
Grazie, è fondamentale 🙂