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Hai mai rincorso qualcosa che sembrava sempre troppo veloce per te?
Un sogno, una persona, un traguardo. Corri, allunghi la mano, ma all’ultimo istante… sfugge.
E se fosse la vita stessa a giocare con te?
Oggi, 18 febbraio, si celebra madre Yasoda, una madre come tante. Ma suo figlio non era come gli altri. Suo figlio era Krishna.
Nella cultura indù, Krishna è una delle figure più amate: Dio fatto bambino, monello e mistico, dolce e inafferrabile. Gli studiosi lo chiamano l’Avatara Perfetto, i contadini di Vrindavana lo chiamavano “il ladro di burro”.
Ma Yasoda? Yasoda lo chiamava “figlio mio”.
Ed è qui che inizia la nostra storia in due episodi che vengono narrati ne Il Libro di Krishna, tratto dallo Srimad Bhagavatam, Decimo Canto.
La sfida alle regole
Prima di raccontarti il furto, ti serve una chiave per capire.
Nella cultura vedica, il burro non è solo burro. È ricchezza, abbondanza, amore puro. Rubarlo non è un crimine: è una sfida alle regole, una ricerca del gusto più autentico della vita.
E Krishna non è un dio che aspetta l’adorazione. Krishna è un dio che prende. Prende il burro, prende i cuori, prende tutto ciò che è puro e lo fa suo.
Ma nel villaggio di Vrindavana, questo si chiama solo in un modo: disastro.
Episodio 1: Il furto del burro
Il mattino è ancora fresco. Le gopi, le donne del villaggio, si stringono i sari intorno alla vita e sospirano.
— Stanotte è successo di nuovo.
Il burro è sparito.
E loro sanno benissimo chi è stato.
— Yasoda, tuo figlio ruba! Entra nelle case, si arrampica, infila le mani nei vasi e poi… lo dà alle scimmie!
Madre Yasoda sospira. Chiama Krishna.
— Dimmi la verità. Sei stato tu?
Krishna spalanca gli occhi. Due stelle nere piene di innocenza.
— Io? Ma se a casa nostra il burro non manca! Forse sono state le scimmie.
Le scimmie, indignate, protestano dagli alberi.
Ma le gopi non si lasciano ingannare. E così, per fermarlo, prendono una decisione drastica.
Nascondono il burro in alto, appeso al soffitto.
Krishna osserva il vaso e sorride.
Niente che non si possa risolvere con un po’ di ingegno.
Chiama i suoi amici.
— Mettetevi uno sopra l’altro!
E così, con un gioco di equilibri precari e piedi che scivolano, Krishna arriva in cima. Un colpo secco, il vaso si rompe.
Il burro cola, bianco e morbido. Krishna affonda la mano, ne spalma un po’ sulle guance delle scimmie, ne dà agli amici, si lecca le dita.
E ride. Perché il burro rubato ha sempre un sapore migliore.
Ma poi sente un’ombra alle spalle.
Si gira. Madre Yasoda è lì.
Lui la guarda. Lei lo guarda.
Un battito d’ali nel silenzio.
E all’improvviso, Krishna scappa.
E Yasoda lo insegue.
Il problema di Krishna
Ma perché Yasoda insegue Krishna? Solo per punirlo?
No.
Il problema di Krishna non è il furto. Il problema di Krishna è che è imprendibile.
E questo, per una madre, è insopportabile.
Perché ogni madre sa che il proprio figlio, prima o poi, scapperà via.
E Yasoda vuole almeno un attimo per tenerlo ancora con sé.
Episodio 2: Il tentativo di legare Krishna
La corsa è folle. Krishna zigzaga tra i cortili, si infila sotto i tavoli, si aggrappa alle stoffe stese al sole.
Ma alla fine Yasoda lo prende per la tunica.
— Ora basta. Ti legherò, così imparerai a stare fermo!
Prende una corda.
E succede qualcosa di strano.
La corda è troppo corta.
Ne prende un’altra, la annoda alla prima. Anche stavolta mancano cinque centimetri.
Ne aggiunge un’altra. Troppo corta.
Ne annoda un’altra ancora. Ancora corta.
Sempre cinque centimetri.
Yasoda è stanca, confusa, arrabbiata. Perché è impossibile? Perché Krishna è impossibile?
Ma poi si ferma.
Guarda il suo bambino. Guarda davvero.
E capisce.
Non si può legare ciò che è infinito.
Ma quando Krishna vede la fatica e l’amore della madre, fa una cosa che nessuno si aspetta.
Sorride. E si lascia legare.
Perché l’amore sincero è l’unica cosa capace di fermarlo.
Il desiderio che sfugge
Puoi rincorrere la vita, ma non la fermerai mai con la forza.
Krishna non è solo un dio. Krishna è il desiderio che sfugge, la felicità che non si lascia afferrare, la libertà che non puoi controllare.
E Yasoda? Yasoda sei tu. Sei tu che cerchi di trattenere l’amore, la bellezza, il tempo che scivola via.
Ma alla fine, la vita è come Krishna: quando smetti di inseguirla, quando la guardi con amore sincero… è lei che si lascia abbracciare.
E tu?
Sei mai stato nella situazione di Yasoda, a inseguire qualcosa che non si lasciava afferrare?
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