Dove nasce un’ispirazione artistica e come si nutre? Qual è la sorgente che la tiene viva e che permette di costruirci qualcosa su? Come renderla duratura? Proviamo a parlarne un po’.
Primo tema alle scuole elementari: che cosa vuoi fare da grande? Sarà capitato anche a te di affrontare questa domanda nella tua infanzia. E di solito ci siamo lanciati nel parlare del sogno di quel momento. Chi risponde la parrucchiera, chi il pompiere, chi “il posto fisso” come accade in una scena in un film di Checco Zalone 😀
Io scrissi che volevo fare l’attore perché volevo andare in America a fare i film western 😉 A quarantuno anni di distanza da quel tema sono ancora in attesa di andare su tali set ma l’attore lo sto facendo, sto cercando di accontentare quel bambino 🧒 che ancora vive in me il più possibile.
Che cosa ho fatto per riuscirci e in che modo sto ancora cercando di nutrire e realizzare quel sogno è oggetto di questo percorso che ti propongo, perché convinto che possa ispirare anche te e tutti coloro che vogliono provare a costruire una carriera artistica.
Tutto inizia dai pellerossa e dai visi pallidi. Già, perché io a cinque-sei anni me ne fottevo dei cartoni animati e guardavo già i telefilm (oggi chiamati serie tv) western statunitensi. E nei miei giochi ora immaginavo di essere un indiano e ora uno sceriffo. Vivevo nel piccolo mondo del santuario di San Cosimo alla macchia e sperimentavo questi giochi con gli altri bambini e gli adulti che venivano in pellegrinaggio. Da questo, tra l’altro, è nato il testo del mio spettacolo Il Leone di san Cosimo. Quando sui primi libri di scuola vedevo le immagini delle foreste e delle montagne americane le mostravo a tutti dicendo che da adulto sarei andato là, avrei preso un cavallo e una pistola e avrei fatto i film. Ne ero ossessionato.
A diciannove anni andai a Roma per questo. Solo che la paura dei miei di finire con un pugno di mosche in mano era grande e perciò cercarono di indirizzarmi di più verso l’università e meno verso l’accademia che volevo frequentare. Li ascoltai ma per non tralasciare la mia passione mi iscrissi ad un corso sulla commedia dell’arte al Centro Teatro Ateneo, luogo glorioso de La Sapienza dove c’erano stati a tenere loro lezioni Eduardo De Filippo e Carmelo Bene. Tra l’altro qui vidi muovere i primi passi ad Ascanio Celestini e a Michele Sinisi.
Poi ho lasciato Roma e ho dimenticato la mia vocazione. Per tanto tempo. Nel 2002, a ventotto anni, però mi capitò quasi per caso quella occasione che risvegliò in me l’entusiasmo per quel mestiere che volevo fare da piccolo. Partecipai, infatti, a L’amore ritorna di Sergio Rubini con un ruolo che mi conquistati con le unghie e con i denti durante tutta una giornata di casting a Bari in presenza del regista e con la concorrenza di oltre duecento candidati per la stessa parte.
Da quel momento sono tornato a crederci e quindi ho frequentato di nuovo corsi di formazione, stavolta più specifici per il cinema. Mi sono preparato per una infinità di provini e sono riuscito a lavorare in altri film e serie tv, tra alti e bassi. Nel frattempo mi sono dato da fare anche con il teatro partecipando, anche, a un seminario con Franca Rame, Dario e Jacopo Fo e a produzioni teatrali. Più di recente sto cercando di metterne una in piedi pure io io fondando il Mistero Salentino Group.
Di fronte a me, nella mia postazione di lavoro casalinga ho sempre la foto di quando ero alle elementari. Per me che non sono genitore quel bambino è mio figlio. È come se fossi un padre separato e quindi la mia unica missione è accontentarlo e farlo progredire. Ma credo che se avessi una moglie, che ho pure avuto per quattro anni, e figli farei la stessa cosa. Perché il senso della vita per me è seguire la propria vocazione, specie quando è così chiara come lo è stata per me sin dai primi anni di vita.
Non so se ho mantenuto la promessa di questo articolo. Non ho idea se ti ho ispirato per la tua carriera artistica o meno anche se ci ho provato e quindi spero di sì. Diciamo che ho scritto questo articolo prima di tutto per tirare le fila della mia di carriera intanto e per mantenere il contatto con il mio fanciullino, per evitare di disconnettermi. Ma se ti ho incuriosito e ti ho dato modo di riflettere su di te e su quello che vuoi fare allora ti invito ad approfondire questo discorso e di venirmi a conoscere meglio.