Narrare il Medioevo

Ti piace la storia? E in particolar modo il medioevo, epoca che in molte cittadine italiane è molto presente? Ami le rievocazioni? In estate molti comuni del belpaese amano attrarre e intrattenere turisti attraverso delle manifestazioni che ricordano il Medioevo ed alcuni personaggi di quel periodo storico. Dal Palio di Siena in poi, sembra esserci una riscoperta di questa età. Ma come viene raccontata? La nostra narrazione è sempre coerente oppure, a volte, ci sono incroguenze, invenzioni di sana pianta ed iniziative poco rispettose?

I frutti del medioevo

Una volta questo tempo era considerato buio a causa di saccheggi, guerre, incertezza politica, fazioni e un generale regresso dell’economia, delle arti e delle scienze. La storiografia ha per fortuna ribaltato questo giudizio ingeneroso verso una stagione storica foriera, invece, di studi, di conquiste importanti in ogni campo, di avvenimenti e personaggi che oggi ricordiamo. Basti pensare, ad esempio a quel che avveniva nelle biblioteche dei monasteri, su cui si basa il romanzo storico Il Nome della Rosa di Umberto Eco. Per altri versi il Medioevo ci ha dato Dante Alighieri, Francesco D’Assisi, Carlo Magno, San Tommaso e tanti altri. Perciò si assiste ad un fiorire di celebrazioni, presentazioni di libri, giostre medievali, spettacoli, ecc.

Carnevalate & Agiografie

Qualche volta, però, si cade in una categoria che sarebbe meglio evitare: mi riferisco ad avvenimenti che hanno il sapore, il colore che vorrebbe ricordare il periodo di cui stiamo parlando ma che si risolvono, invece, in carnevalate di cattivo gusto. Altre volte, poi, succede che siano degli studiosi a prendere delle madornali cantonate, a scrivere delle agiografie, per esempio, di cui non solo non si sente la necessità ma che sono deleterie nei confronti dei curiosi, di chi per la prima volta si avvicina a un personaggio storico.

Il metodo

Sia chiaro che non sto qui a dividere il mondo tra illuminati da una parte e oscurantisti dall’altro, anche perché nessuno può dire di avere la verità in tasca. E l’errore è lì sempre dietro l’angolo pronto a farti scendere da qualunque piedistallo. Purtuttavia chiunque vuole avvicinarsi a un argomento, a un certo punto, dopo aver raccolto il materiale che può deve iniziare a categorizzare, a esprimere punti di vista, giudizi. C’è un certo metodo, insomma, dal quale non si può prescindere. Chi, ad esempio, non cita nemmeno una fonte perde subito di autorevolezza. Così come chi esalta un sovrano o un letterato o qualunque appartenente ad un’epoca. Ammesso che la storia sia quella di guerre, matrimoni dinastici, date e guerre. Perché, forse, le cose stanno in modo diverso.

La lunga durata

C’è, per esempio, l’approccio della Nouvelle Histoire: una corrente di pensiero storico che allargò lo sguardo degli studiosi sulla lunga durata anziché sul susseguirsi continuo di eventi più o meno importanti. Quella scuola comportò lo spostamento dell’oggetto di studio non tanto su Federico Barbarossa, per capirci, ma sulla mentalità diffusa e generale in un periodo non inferiore ai due o trecento anni. Nel quale, sia chiaro, ci sono pure le rivoluzioni, i punti di rottura ma questi meglio si spiegano nella lenta evoluzione. Ciò comporta una grande possibilità, dal mio punto di vista: la narrazione a più ampio raggio nella quale la storia non la fa tanto chi aveva il potere ma ad essa partecipano gli illetterati, la gente comune, il popolo.

Le discipline

Abbiamo così un racconto più veritiero, più onnicomprensivo, più avvincente. Lo dico da ex studente di storia e da storyteller oggi. Francesco De Gregori in proposito si è espresso con una canzone mirabile e chiara come La storia siamo noi. Oltre ai libri e ai testi scritti occorre saper leggere le tracce archeologiche, i monumenti, i cambiamenti climatici e includere tante altre discipline come la sociologia, la psicologia, la criminologia e tante altre ancora.

Il lavoro di cui c’è bisogno

Un lavoro, questo, forse più complesso di quello compilativo di chi si limita a riportare ciò che altri libri hanno già detto e ridetto. Ma di cui abbiamo molto bisogno, che dà i suoi frutti anche in termini di interesse da parte degli appassionati. Si possono allora immaginare da un lato iniziative più rispettose di un’epoca storica e dall’altro una narrazione che coinvolge un po’ tutti in maniera più capillare e consapevole rispetto a quanto accade oggi.

Cosa ti affascina?

Ti sfido a unirti a a questo viaggio nel tempo, a esplorare il Medioevo e a condividere la tua passione per questa affascinante epoca. Cosa ti affascina di più di quel periodo? Come ti immagini la vita quotidiana di allora? Scrivilo nei commenti. Grazie.

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Alberto Errico
1 anno fa

Il Medioevo convenzionale inizia da Costantino e finisce con Cristoforo Colombo nel 1492, anno della scoperta dell’America ma in verità mi piace pensare a un lungo Medioevo che arriva fino all’epoca dell’ Illuminismo come affermava Jacques le Goff,. Ci sono troppi luoghi comuni legati al Medioevo come, per esempio, il fatto che si creda che i contadini non avessero l’abitudine di lavarsi ma lo facevano come anche l’imperatore Carlo Magno, apprezzando la gente umile che indossava abiti semplici.
Un altro luogo comune sul medioevo è legato ai servi della gleba che, probabilmente, non sono mai esistiti; e poi ci sono grandi castelli che nascono proprio nel Medioevo. Infine vi sono diversi manieri, caratteristici del territorio pugliese e non solo. Basti pensare al favoloso castello di Oria ricostruito da Federico II di Svevia nel XIII secolo oppure a quello di Brindisi, ristrutturato su basi normanne. Interamente ristrutturata nell’Ottocento risulta la cittadella fortificata di Carcassonne, in Francia. Caduta ormai in rovina fu ricostruita dall’architetto Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc creando così un medioevo immaginario e poco realistico.
Il Medioevo è stato un periodo di forti conflitti come quello che videro schierati il regno di Francia e il regno d’Inghilterra, in una guerra nota come la guerra Cent’ anni (1337 – 1453), ma anche il periodo storico in cui avvenne lo scisma d’Occidente culminato nel concilio di Costanza del 1414.
Se noi studiassimo con passione questo periodo storico capiremmo il passato appartenente ai nostri antenati, senza farci condizionare dai luoghi comuni.