Non è né intelligente né artificiale: scegli il vero nome delle IA!

Se continueremo a chiamare “intelligenza” qualsiasi cosa che segue un comando in modo automatico, arriverà il giorno in cui dovrai inchinarti davanti allo sciacquone del bagno perché “decide” quanta acqua far scendere in base a ciò che trova nella tazza. Eppure, eccoti qui, a parlare di “intelligenza artificiale” come se fosse davvero una mente pensante, capace di ragionare, capire, decidere. Ma lo è davvero?

Spoiler: no. Ma aspetta, non fermarti qui. Hai tra le mani un’opportunità unica: ridefinire il modo in cui il mondo pensa alle IA. In questo articolo scoprirai perché “intelligenza artificiale” è la più grande trovata di marketing della storia, come siamo stati portati a credere che un algoritmo sia un’entità pensante e, soprattutto, come puoi contribuire a cambiarne il nome. Sei pronto a fare la storia? Continua a leggere e scegli il vero nome del futuro.

La grande bugia

Partiamo da un fatto: le parole contano. Non sono solo etichette, ma strumenti di potere. E “intelligenza artificiale” è una di quelle espressioni che suonano bene, vendono bene, ma raccontano una bugia.

L’intelligenza, per definizione, implica comprensione, coscienza, intenzionalità. Un bambino che capisce che non deve toccare il fuoco perché brucia è intelligente. Un algoritmo che processa milioni di dati e predice la prossima parola più probabile in una frase? No, non è intelligente, sta solo facendo quello che fa un prestigiatore con le carte: ti mostra una magia, ma in realtà è solo un trucco ben calcolato.

L’inganno artificiale

E poi c’è “artificiale”, che è altrettanto ingannevole. Sembra quasi dire “è come la nostra intelligenza, solo costruita dall’uomo”. Ma la verità è che non è neanche una copia dell’intelligenza umana. È un meccanismo di elaborazione dati complesso, potente, affascinante, ma non intelligente.

Eppure, chiamandola così, la percezione cambia. Nel 1956 si tenne la Conferenza di Dartmouth, un incontro accademico che segnò la nascita del termine “intelligenza artificiale”. Se in quell’occasione l’avessero battezzata “elaborazione algoritmica avanzata”, oggi la situazione sarebbe diversa.

Avresti meno finti profeti dell’Apocalisse a temere il dominio delle macchine. E più persone a preoccuparsi di come vengono usati i dati.

Da dove viene questa espressione e chi ha avuto l’idea geniale (o pessima) di chiamarla così?

Torniamo indietro nel tempo, a quando tutto ebbe inizio. John McCarthy, il tizio che coniò il termine “intelligenza artificiale”, non lo fece perché fosse il nome più accurato, ma perché doveva vendere il progetto ai finanziatori. Già negli anni ‘50, “algoritmi che ottimizzano dati” suonava come un compito da ragionieri, mentre “intelligenza artificiale” evocava visioni da fantascienza. Indovina quale nome ha avuto più successo?

E non tutti erano convinti già allora. Claude Shannon (il matematico e ingegnere che ha gettato le basi della comunicazione digitale moderna, permettendoti di inviare meme e guardare video di gatti senza interruzioni) aveva qualche dubbio sulla questione. Altri esperti suggerivano alternative meno ingannevoli come “studi sugli automi” o “processamento di informazione complessa”. Ma, diciamolo, nessuna di queste avrebbe infiammato l’immaginario collettivo come “intelligenza artificiale”.

La cultura di massa

Poi arrivarono i film di fantascienza e la cultura pop fece il resto. Prima HAL 9000, il celebre computer di 2001: Odissea nello Spazio, che sviluppa una coscienza e decide di eliminare l’equipaggio. Poi Terminator, il cyborg assassino che ci ha insegnato a temere le macchine.

Nel 2014, Ex Machina ha alzato la posta con un robot umanoide che inganna il suo creatore e fugge nel mondo reale. E oggi c’è ChatGPT, che alcuni credono voglia dominare il mondo.

(Tranquillo, non vuole… ma se un giorno il tuo microonde inizierà a fissarti mentre riscaldi la cena e ti suggerirà di “migliorare la tua dieta per il bene dell’umanità”, forse sarà il caso di preoccuparsi).

Perché è il momento di cambiare nome (e scegliere uno migliore)

Siamo nel 2025, sai che “intelligenza artificiale” è un termine sbagliato. Ma come puoi chiamarla meglio?

Ecco tre proposte che finalmente raccontano la verità:

  1. Mente Sintetica – Suona futuristico e accattivante, come il nome di un robot che potrebbe convincerti a investirci soldi… prima di scappare con il tuo portafoglio digitale. Ma almeno non pretende di avere coscienza.
  2. Simulatore di Pensiero – Finalmente un nome onesto: non pensa, non sogna, non si chiede se la sua esistenza abbia senso. È il chatbot che ti dice quello che vuoi sentirti dire, ma senza nemmeno provare a convincerti.
  3. Sistema Cognitivo – Suona serio, quasi accademico, come qualcosa che un professore universitario userebbe per descrivere il cervello… di una calcolatrice molto avanzata.

Vota e scegli: che nome vuoi dare al futuro?

Ora la palla passa a te: quale di questi nomi ti sembra il più onesto? O hai un’idea ancora migliore? Vota e proponi la tua alternativa.

Perché se le parole contano, è ora di usare quelle giuste. O vogliamo davvero finire in un mondo dove lo sciacquone del bagno riceve un premio per l’innovazione tecnologica perché “prende decisioni autonome basate su dati complessi”?

4 pensieri su “Non è né intelligente né artificiale: scegli il vero nome delle IA!

  1. Alla fine è soltanto un programma generativo (di testo o immagini). Sono d’accordo che di intelligenza non abbia nulla e artificiale lo è anche un qualsiasi computer.

  2. Ma é normale che non é una Intelligenza si basa su grandi DB e statistiche io la chiamerei SA Simulatore artificiale, ci aiuta in tempo breve ma non ha nulla a che vedere come il funzionamento del cervello umano, non capisce nulla se gli scrivi qualcosa senza senso non sa che fare perché non ha nulla sul DB solo cerca nel suo gigantesco DB e l’ algoritmo crea statistiche e dà la risposta e basta.

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