Sempre il saggio ha con sé la sua ricchezza 💰, si legge nel primo rigo della Favola di Fedro intitolata Ricchezza e povertà di Simonide. In essa lo scrittore romano narra una vicenda che riguarda il poeta greco lirico Simonide. Originario di Ceo, si reca nelle corti dell’Asia Minore per comporre lodi di vincitori, previo pagamento. Arricchitosi con questa professione pensò di tornarsene via mare 🌊 in patria, presso l’isola di Ceo. S’imbarcò su una vecchia nave che si sfasciò durante una tempesta orrenda. Vi erano dei mercanti che durante il naufragio arraffarono cinture, borse e altri oggetti di valore, cercando di salvarne il maggior numero possibile. A Simonide un tale chiese:
«Simonide, di quello che hai, tu non prendi niente?». «Tutto ciò che possiedo è già con me» rispose.
In pochi a nuoto si salvarono, appesantiti com’erano dai loro fardelli. E arrivarono anche dei banditi che li rapinarono e li lasciarono nudi. I naufraghi si diressero, allora, a Clazòmene dove abitava un letterato che aveva letto i componimenti di Simonide, che ammirava molto. Riconobbe il poeta appena aprì bocca. Lo volle, quindi, come suo ospite fornendogli vesti, denaro 🤑 e servitù. Gli altri, invece, furono costretti a mendicare. Tempo dopo Simonide li incontrò e disse loro:
«Già vi dissi che tutto ciò che è mio era con me. Ciò che voi arraffaste, è tutto morto».
Molti gli insegnamenti che si possono trarre da questa favola, la cui morale l’autore dichiara nel primo rigo che ho su citato. In generale vera fonte della ricchezza per una persona saggia, che magari scrive, è in ciò che pubblica. Questa piccola avventura è un elogio alla produzione di testi e discorsi. Questo procura, ancora oggi, denaro💸: le lodi di Simonide vengono pagate. Nella tempesta, poi, Simonide resta leggero perché sa che il bene maggiore che possiede è la sua professione di scrittore. Non è quindi l’attaccamento ai beni materiali, che nel suo caso potevano essere libri e scritti, a salvare ma le proprie capacità. I mercanti, a quel livello, avrebbero potuto lasciar andare i loro averi consapevoli di poter recuperare tutto con nuovi commerci.
È un insegnamento universale per ogni tempo e latitudine che al giorno d’oggi può essere messo ancora di più a frutto. Rimanendo nella produzione di contenuti ci sono tante possibilità di idearne, scriverli, distribuirli e farsi pagare per essi in modo diretto oppure per altre vie. È ciò che fanno, ad esempio, i content creator che lavorano per se stessi oppure per realizzare post, video ecc. per altri.
Ciò che Fedro non racconta ma che si può trovare nella bio del poeta greco è che non pensava solo a se stesso: si fece promotore di una politica di mecenatismo a favore di altri, numerosi artisti. Anche su questo, ai nostri tempi ci sono molte possibilità, grazie al crowdfunding e alle piattaforme che consentono di produrre e finanziare contenuti, come Patreon.
Ma io, in conclusione, voglio tornare sulla leggerezza di Simonide, su ciò che oggi chiamiamo il suo mindset, simile a quei ricchi che sanno che c’è il rischio di perdere tutto, lo accettano, a volte succede, non ne fanno una tragedia, e poco dopo ripartono e diventano ancor più ricchi. È successo a Donald Trump come anche ad altri. Il patrimonio di noi tutti, in definitiva è nelle nostre competenze, nelle nostre skill: se anche perdiamo un lavoro sappiamo che ne troveremo un altro oppure che saremo capace di avviare un qualche nostro business. Se così non è ancora per alcuni è bene sintonizzarsi su questa lunghezza d’onda mettendosi a studiare anche ricorrendo a tante risorse gratuite alle quali possiamo accedere.
E tu hai fatto un elenco delle tue abilità che potrebbero renderti ricco? Parlane nei commenti, grazie.
[…] 6. Fare dei miei contenuti una delle fonti della mia ricchezza. […]