Storie e parole, tra poesia e algoritmi

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Cosa resta di una storia se nessuno la racconta più? E cosa succede quando la voce umana incontra il linguaggio degli algoritmi?

La poesia è suono, ritmo, memoria collettiva. È voce che attraversa il tempo e le generazioni. Ma in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, possiamo ancora parlare di poesia nel senso più puro?

Nell’ultimo episodio di Radio Terrazzo, abbiamo esplorato il legame tra la parola orale, la scrittura e il digitale, cercando di capire come l’arte possa evolversi senza perdere la sua essenza. Se vuoi scoprire come dialetti, poesia e tecnologia si intrecciano in un viaggio unico tra passato e futuro, continua a leggere e lasciati sorprendere.

La voce e il suono come forma di memoria

La poesia non è solo scrittura, ma anche suono e ritmo. Mirko Vitale ci ha accompagnato in un viaggio tra dialetti e sperimentazioni linguistiche, dove il significante spesso prende il sopravvento sul significato. Nel suo componimento Nar lando de akvo, la rievocazione mitologica della leggenda del Toro di Nardò ci porta a riflettere su come il racconto orale e la musicalità delle parole possano preservare la memoria collettiva più di qualsiasi documento scritto.

Allo stesso modo, il dialetto diventa un mezzo per trasmettere identità culturale. A me… me piace, il suo omaggio a Roma, non è solo una celebrazione della città, ma un atto di resistenza linguistica, un modo per dire che la cultura popolare non si scrive solo nei libri, ma vive nelle strade, nelle voci e nelle inflessioni di chi la racconta.

Il rapporto tra poesia e tecnologia

Un altro aspetto emerso è il ruolo della tecnologia nella creazione artistica. Se la poesia è sempre stata legata alla tradizione orale e alla scrittura, oggi strumenti come Riffusion, un’IA generativa per la musica, stanno cambiando il modo in cui concepiamo la creatività. Nell’episodio sono presenti brani come Il Custode delle Storie e altri attraverso i quali interrogarsi su chi porta avanti la narrazione collettiva in un mondo sempre più frammentato.

Tuttavia, non tutti gli artisti vedono di buon occhio l’uso dell’intelligenza artificiale nella musica e nella poesia. Di recente, artisti di fama internazionale come Kate Bush, Annie Lennox, Damon Albarn, Billy Ocean, Jamiroquai, Imogen Heap, Tori Amos, Pet Shop Boys, Ed O’Brien dei Radiohead e molti altri hanno pubblicato un album interamente muto come forma di protesta contro l’abuso dell’IA nella produzione musicale. La loro iniziativa ha diviso il mondo della musica: da una parte chi vede l’IA come un pericolo per la creatività umana, dall’altra artisti come Elton John e Paul McCartney, che si sono schierati contro la proposta, sottolineando come la tecnologia possa essere un’opportunità e non solo una minaccia.

La domanda che emerge è: possiamo considerare l’uso dell’intelligenza artificiale come una nuova forma di espressione poetica? Oppure, come sostengono alcuni, rischia di rendere impersonale e artificiale qualcosa che nasce dall’emozione umana? E soprattutto, fino a che punto possiamo accettare che la tecnologia sostituisca l’artista nel processo creativo?

La poesia può essere un’esperienza collettiva?

Un altro filo conduttore di questa puntata è stato il concetto di esperienza poetica condivisa. Nell’era digitale, siamo abituati a vivere l’arte in modo individuale: leggiamo da soli, ascoltiamo podcast con le cuffie, interagiamo tramite schermi. Ma la poesia nasce come atto collettivo, dalla voce alla comunità, dalla piazza ai circoli culturali.

L’esperienza di Radio Terrazzo cerca di recuperare questa dimensione. Ogni episodio non è solo una trasmissione, ma un invito a partecipare, a riflettere insieme, a riscoprire il valore della parola detta, recitata, cantata.

Ascolta l’episodio completo

Se queste riflessioni ti incuriosiscono, puoi recuperare l’intero episodio su Spotify, dove continuiamo a esplorare il rapporto tra poesia, voce e tecnologia.

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Quale di questi temi ti affascina di più? La voce come memoria, la tecnologia nella creazione poetica o la poesia come esperienza collettiva?

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