La vita armata in paese

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Qui si boccheggia nell’umidità. Sembra di essere in un paese tropicale. Il sudore è perenne, sulla pelle, e non va via nemmeno dopo venti docce. La ventola del pc sta per fondersi pure lei. Il paese è una giungla di cemento a cui aggiunge, ogni giorno, altro cemento. C’è sempre qualche camion betoniera pronto a gettarlo in qualche cantiere. Gli edili con martelli, chiodi, tavole e ferro son sempre pronti a costruire strutture in cui riversarlo. In ragione di un’edilizia pesante, per costruire case pesanti, dove vivere una vita pesante. Nemmeno in questi giorni vacanzieri c’è tregua. Più calcestruzzo per tutti sembra lo slogan di un’unica visione delle costruzioni dentro le quali ogni volta che si immette quella grigia sostanza un architetto da qualche parte nel mondo muore. Come muore il centro storico di Oria, sempre più abbandonato.

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L’azzurra estate in paese

Domenica d’agosto in paese, in periferia. Tutto tace tranne la ventola a tutta forza del ventilatore che mi sta rosolando con aria calda e umida. Sotto le mie mani sento il ticchettio di una tastiera nera comprata dai cinesi, tanto grande quanto dura: su ogni tasto ci vuole una pressione di chili e chili perché vada giù. E a volte occorre pigiare più volte un tasto perché funzioni. Così faccio ginnastica per le mani. Sono solo in casa. Lo so che stai pensando: perché non vado al 🌊 mare come tutti, o quasi. C’è già stata per me una stagione, da bambino, in cui m’incantavo a vedere la distesa azzurra già da lontano. Ora sono una creatura che intanto non ama il caldo. Semmai me ne andrei in ⛰ montagna. E prima o poi lo farò. Credo che le cime delle Alpi ma anche degli Appennini abbiano molto da raccontarmi.

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La Grande Fame di Oria

Sono stato al Generation Film Fest per le tre sere, dall’otto al dieci luglio 2021, nelle quali si è svolta la prima edizione di una manifestazione che non solo merita di essere ripetuta negli anni ma che ha aperto una serie di necessità e possibilità. Sono iscritte nello stesso concept dell’evento pensato da Nadia Carbone: in quel passaggio generazionale che dà il titolo al tentativo del cinema di raccontare le generazioni. E questo è stato fatto dai primi registi e dal primo sceneggiatore invitati raccontare una pellicola a testa che è stata realizzata con le mani loro e dei collaboratori, per lo più giovani, con cui hanno lavorato. Quindi qui ora credo valga la pena raccontare qualcosina per i tanti che c’erano e per coloro che adesso inizieranno ad incuriosirsi.

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Il mondo delle coincidenze e della sincronicità

Ti capitano mai delle coincidenze? Per esempio ti è mai successo di pensare ad una persona, di volerla chiamare e di ricevere dopo pochi istanti la sua telefonata? Oppure di pensare ad un viaggio e vedere subito dopo un libro o una guida o un depliant sul posto che vui visitare? Una volta chiamai un mio amico che di solito è sempre lontano dal paese dove abito. Restiamo una buona oretta al telefono. Chiudo la telefonata e me lo ritrovo davanti. A te accadono mai episodi di questo genere?

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I nomi di Oria: un racconto di identità in evoluzione

Oria, incastonata tra Brindisi e Taranto, è come un cofanetto di gioielli che nasconde un tesoro segreto. Tuttavia, questo enigma non è un gioiello, ma il suo stesso nome. In questo articolo, ti invito a immergerti nel mistero di Oria, esplorando la sua storia, i suoi nomi mutanti e i segreti che solo i curiosi possono scoprire.

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Pagami per non fare nulla

Con Carlo Farina a via del Corso a Roma nel 2019

«Che fai porco 🐷? Vai a lavorare!». Nel 1971, a Ceglie Messapica, mio zio Tommaso dipingeva con fervore una tela nel cuore del centro storico. La sua passione venne interrotta da un parente che non riusciva a comprendere la sua visione artistica, ordinandogli di tornare a lavorare nei campi. Per fortuna non lo ascoltò e si mise a fare il ritratista a Piazza Navona a Roma. Una storia di sacrifici e visioni contrastanti.

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Parte il festival internazionale del teatro in delivery

La Primavera è vicina, si vuole uscire, goderne, fare delle passeggiate, stare all’aria aperta ma l’Italia e buona parte del mondo dovrà starsene chiusa in casa, o quasi, per via della pandemia che da un anno a questa parte condiziona la nostra esistenza. Molte cose che prima si potevano fare ora non sono possibili e non si sa fino a quando. Una di queste era il godersi uno spettacolo a teatro. Ma dal 4 dicembre 2020 il Barbonaggio teatrale Delivery di Ippolito Chiarello (Nasca Teatri di Terra) e tutte le realtà artistiche che hanno aderito alla rete delle USCA (Unità speciali di continuità artistica), da lui fondata, hanno raggiunto migliaia di spettatori e mantenuto un rapporto dal vivo molto importante in questo momento storico di chiusura dei teatri.

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